ONE LITTLE PLANE @ GINGER ZONE

Dove GINGER ZONE SCANDICCI
Quando 21 FEBBRAIO 2009
Produttore REality Bites
Incarico PROMOter, Produzione

Location: GINGER ZONE – Pzza. Togliatti – SCANDICCI

Sponsorizzata direttamente dai Radiohead che addirittura se la sono portata in tour per aprire i loro concerti, la giovanissima cantautrice ONE LITTLE PLANE si ferma nel nostro paese per presentare il suo debutto “Until”.
Trame Folk, elettronica colta ed una voce cristallina.

Nata a Chicago non troppi anni fa, che l’età della fanciulle non è mai carina darla neanche quando sono giovanissime, la bella e dolce Kathryn Bint in arte One Little Plane, sì è trasferita a Londra nel 2003. Là, un paio di anni dopo, incontra l’artista produttore Kieran Hebden, aka Four Tet, con il quale inizia a registrare alcuni brani. Insieme sono riusciti a creare quelli che poi sono diventati i paesaggi descritti dal progetto One Little Plane: un affascinante miscela nata dalla commistione di una chitarra acustica ed una elettrica, flebili percussioni, pianoforte, tastiere, vibrafono, samples e trame vocali stratificate.

Il risultato è il clamoroso debutto “Until”. Un disco folk/pop fatto di sfumature e giusti equilibri, dove le linee vocali possono ricordare a tratti quelle fanciullesche di Joanna Newson ma gli arrangiamenti sono più lineari, funzionali a cospetto di un cantautorato femminile già adulto e solido. “Until” esce per l’etichetta di Kieran Hebden (Four Tet) ed è una felice commistione di folk inglese, cantautorato intimista e modernariato elettropop.

A prevalere sono gli episodi acustici, talvolta arricchiti con inserti elettro-glitch a fare da contorno, ma il cuore delle composizioni è essenziale, nudo. La fragilità della voce ben si sposa all’andamento pigro dei brani e al tono confidenziale delle liriche che la fanno sembrare una Beth Orton o meglio ancora una Feist più sussurrata.

Ma il grande pregio dell’album sta nella sua varietà di scrittura delle canzoni, già mature e ricche d’atmosfera. Talvolta si cambia registro passando dall’acustico al folktronico, tanto caro a band come Psapp. Un disco che si cambia d’abito pur restando sempre se stesso, senza stravolgere nulla della propria essenza, un lavoro di classe e di personalità. Senza dubbio una gradita sorpresa dal panorama indie folk/pop inglese.